giovedì 28 marzo 2013

Rosa Balistreri. Anima della Sicilia

La voce della Sicilia. Questo fu Rosa Balistreri (Licata 1927-Palermo 1990). Se l’isola potesse parlare lo farebbe con quel timbro di voce aspro, duro, diretto, doloroso e, nello stesso tempo affascinante, inconfondibile ed indimenticabile. Una voce formatasi con le sofferenze della vita, di cui aveva assorbito tutta la drammaticità. 

Rosa nacque in una famiglia povera, con un padre molto severo, una madre, al contrario, dolcissima, due sorelle ed un fratello invalido. Fin da giovanissima lavorò nei campi e aiutò suo padre, falegname, che si occupava fondamentalmente di riparare sedie. 

La ragazzina, a quanto raccontano le fonti, era capace di camminare per la città scalza, qualunque fosse la stagione, gravata dal peso delle sedie da riconsegnare ai clienti. Fu anche domestica in case signorili. In quel periodo iniziò a maturare quella voce che divenne specchio di tempi duri e tristi e, dopo i quindici anni, Rosa iniziò a fare i suoi primi spettacoli. 

I genitori le combinarono un matrimonio con un uomo che si rivelò un padrone più che un marito e la rese infelice. L’ esasperazione di Rosa toccò il fondo il giorno in cui scoprì che il consorte era arrivato a giocarsi il corredo della figlia. Afferrò un coltello e lo aggredì. Pensò di averlo ucciso, cosi andò subito a costituirsi e scontò sei mesi di prigione

Uscita di galera, pur di mantenere la famiglia, accettò i lavori più umili, finché riuscì a farsi assumere come domestica in casa di una ricca famiglia palermitana. Le cose però, non migliorarono: Rosa venne messa incinta dal figlio dei padroni, che riuscì perfino ad istigarla, con false promesse, a rubare in casa. 

Venne arrestata e finì di nuovo in prigione per altri sei mesi. Scontata la pena, la vita si accanì
ancora contro di lei, riservandole soltanto pochi momenti di serenità. Le cose cambiarono davvero quando Rosa riuscì a partire per Firenze insieme al fratello. Entrambi trovarono lavoro e Rosa volle con sé tutta la famiglia. 

Solo la sorella Maria non la raggiunse subito, ma quando scappò da Licata a causa delle violenze subite dal marito. Quest’ultimo, però, non si rassegnò alla fuga della moglie e riuscì ad ucciderla. Una ulteriore tragedia strettamente collegata al suicidio, poco tempo dopo, del padre di Rosa. 

Questi dolori segnarono profondamente l’artista, che si riprese solo grazie all’amore del pittore Manfredi. Fu proprio lui a farle conoscere Mario De Micheli, che le permise di incidere il primo disco con la Ricordi. 

Da quel momento iniziò una stagione artistica importantissima per Rosa, che si fece conoscere dal pubblico attraverso numerosi concerti. Divenne anche amica di cantastorie e poeti come Ciccio Busacca ed Ignazio Buttitta, che scrisse per lei alcune canzoni. 

Alla sua carriera in costante ascesa, però, non corrispondeva una vita privata serena: la fine della relazione con Manfredi, infatti, gettò Rosa in una profonda depressione che la portò sull’orlo del suicidio. 

Nonostante questi ed altri problemi, che si sommarono in una catena che sembrava non dover avere mai fine e a costo di grandi sforzi, Rosa Balistreri trovò il coraggio di andare avanti intraprendendo, parallelamente alla carriera di cantante, anche quella di attrice teatrale. Nel 1973 partecipò al Festival di San Remo ma venne esclusa subito.

La motivazione ufficiale riguardò il fatto che la canzone non fosse inedita. Ne nacque una accesa polemica, in quanto molti sostennero che la vera causa dell’esclusione fosse da ricercare nel genere musicale della Balistreri, non compreso dal pubblico e dalla critica del Festival. Tornò in Sicilia dopo molti anni, ormai celebre e rispettata.

Morì di ictus a Palermo, ma il popolo siciliano non l’ha mai dimenticata. La sua voce graffiante, ruvida, disperata, per nulla impostata l’ha resa una vera e propria icona non solo nella terra natia. 

Rosa Balistreri non può essere definita una cantante, poiché sarebbe riduttivo. Fu, invece, la personificazione della sofferenza, dell’umiliazione, della povertà, ma anche del coraggio urlato e della rabbia ribelle. 

Cantò in siciliano, perché quella era la lingua della sua vita, dei momenti belli come di quelli brutti. Ne rese con sapienza ogni asperità ed ogni delicato accento, con la consapevolezza e l’amore che solo l’appartenenza alla terra può dare. Interpretò la Sicilia e si fuse con essa. 

Vi propongo di ascoltare la sua voce attraverso questi link: 


"Chista la vuci mia"

"La Ballata del Sale"

Ritroverete l’essenza indomita, selvaggia di una terra che, come una sirena, ammalia chiunque la visiti. 


Per saperne di più

 http://www.rosabalistreri.it/ (sito ufficiale)

 http://www.balistrerirosa.it/ altro sito ufficiale) 

 http://www.licataweb.it/cultura/personaggi_illustri/rosa_balistreri.html
 (pagina dedicata a Rosa Balistreri)

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