venerdì 29 settembre 2017

Recensione di “Amami come sono” di Giulia Faggi

Le società di ogni epoca storica hanno cercato, spesso con successo, di frammentare la realtà in categorie conosciute, di dare un’etichetta a cose, fatti e persone, in modo da non lasciare “zone d’ombra”. Ciò che è ignoto, infatti, può far paura, perché non si sa in che modo gestirlo, come fronteggiarlo.

Nel corso del tempo anche la vita di quanti ci hanno preceduto e dei nostri contemporanei (e, probabilmente, anche di chi verrà dopo), è stata “incanalata” da regole, leggi, convenzioni, tradizioni, perfino da superstizioni.

Quasi ognuno di noi, ancor prima di nascere, fosse già “etichettato” e la sua esistenza camminasse su un sentiero prestabilito. Se da una parte avere, per esempio, delle tradizioni, una storia familiare, sociale, nazionale, ci aiuta a costruire parte di noi, a farci sentire l’appartenenza, le radici da cui possiamo trarre la linfa vitale per nutrire noi stessi, dall’altra non possiamo accettare che queste radici divengano catene d’acciaio.

Molti, soprattutto oggi, si ribellano alle definizioni, scegliendo di seguire il cuore e i sogni. Ciò non significa “avere la testa per aria”, oppure vivere di illusioni, di chimere e nemmeno ribellarsi in modo scomposto, sbagliato o magari perfino illecito.

Si tratta, in realtà, di una battaglia silenziosa con noi stessi; attraverso la ricerca del nostro io, della nostra identità noi ci affermiamo come individui, senza lasciare che giorni tutti uguali calpestino la speranza, i talenti, i desideri, la serenità, la volontà di trovare ciò che ci fa sorridere e ci fa stare bene.

Del resto è possibile incatenare i sentimenti e i sogni e ricondurli docilmente nello spazio angusto delle convenzioni? No. Non per lungo tempo, almeno, poiché la nostra anima rischierebbe di morire.

Nel romanzo “Amami come sono” (Pink Edizioni) la sociologa Giulia Faggi ci parla proprio dell’incontro/scontro fra passato e presente, tra ciò che siamo, che siamo stati e che saremo, delle scelte che si sovrappongono alle imposizioni, della libertà di essere noi stessi, di costruire la strada che vogliamo percorrere, di amare chi vogliamo.

La protagonista, una giovane brillante e con una carriera in ascesa a Zurigo, nel mondo dell’alta finanza, torna di malavoglia nella città natale, Todi, per occuparsi delle questioni burocratiche in seguito alla morte del padre. Il passato, per lei, è morto, dimenticato come quella città in cui ha troppi ricordi, molti dei quali infelici.

Nulla la lega più alle persone che ha conosciuto durante l’infanzia e che, ormai, le sono divenute estranee, quasi le avesse incontrate in un’altra vita. Ha perfino gettato il velo dell’oblio sul suo matrimonio, un’unione ormai finita e, per dirla tutta, neanche mai iniziata, una sorta di voragine oscura in cui il suo corpo e la sua mente stavano per essere inghiottite.

Una donna di quaranta anni che crede di aver ricominciato a vivere, sebbene senza più le illusioni e le speranze della gioventù appena sbocciata. In realtà il suo cuore è ancora assopito. Un incontro casuale, un momento fugace che non avrebbe dovuto ripetersi la portano, invece, a “ridiscutere se stessa”, a tornare verso quel passato a cui aveva chiuso la porta in faccia, facendo i conti con un nuovo amore e una nuova, bruciante passione sospesa tra desiderio e ragione.

Celeste, venti anni e occhi di una tonalità d’azzurro decisa, senza sfumature, è la persona che fa venire a galla le paure, l’istinto e i brandelli di memoria che la nostra protagonista credeva di avere rimosso. Il loro legame è speciale e non solo per la differenza d’età tra i due personaggi.

Celeste frequenta la Facoltà di Architettura a Perugia, ha un animo più spensierato e, nello stesso tempo, più determinato di quello della protagonista. Non conosce mezze misure, caratteristica tipica dei giovani che hanno tutta la vita davanti e una gran voglia di cambiare il mondo (per fortuna). Il suo modo di esprimersi, però, rivela un’indole più matura, capace di riflettere con grande profondità sul concetto di bellezza e sull’arte.

In effetti Celeste è l’opposto della protagonista di “Amami come sono”, più portata, invece, per il ragionamento logico, la razionalità, doti sviluppate al massimo anche grazie al lavoro in banca. Preferisco, tuttavia, non anticiparvi altro sul personaggio di Celeste e su questo bel romanzo privo di qualunque retorica, scritto con intensità, garbo e una delicatezza raffinata.

È giusto che siano i lettori a scoprire le vicende narrate in “Amami come sono” e lo sviluppo dei personaggi, pagina dopo pagina. Forse molti di noi si riconosceranno in qualche situazione descritta (per esempio sul provincialismo di certi (pre)giudizi, sul potere ambiguo delle chiacchiere che, ahimè, hanno troppo spesso la meglio sul silenzio, soprattutto oggi) ed è del tutto normale.

Ci dichiariamo liberi nel corpo e nel pensiero, ma lo siamo davvero? A proposito del potere delle parole è interessante notare il rapporto della protagonista con il padre, un professore di Storia e Filosofia per il quale la dialettica è tutto e ogni cosa può essere risolta parlando. La figura paterna che compare, ovviamente, nei flashback, sembra non voler prendere mai una posizione netta, lasciando che i discorsi scivolino in un relativismo talvolta irritante.

La protagonista, nella fase più critica della sua vita, l’adolescenza, risente di questo atteggiamento fino alla ribellione. Le parole sono importantissime, ma a volte non servono; basta un gesto, una carezza, uno sguardo, un silenzio nel momento giusto che vale più di tanti discorsi. Questo lo sappiamo quasi tutti. 

Molto spesso un abbraccio è tutto ciò di cui abbiamo bisogno (permettetemi, a tal proposito, una piccola citazione “pop” a cui ho pensato mentre leggevo il romanzo. La canzone di Giorgia “Oronero” dice: “Parlano di me che non mi amo davvero/Ma una carezza sul mio viso è il mio primo pensiero…ma una carezza sul mio viso la vorrei sul serio”. Ecco, credo che le vicende vissute dai personaggi in “Amami come sono” siano legate a filo doppio tanto al potere delle parole, quanto a quello dei gesti ricordati, vissuti, desiderati e negati.

Il romanzo è molto intimista e nella narrazione la parte della riflessione, delle descrizioni di momenti passati, ma anche presenti, ha la meglio su quella dei dialoghi. Una scelta stilistica d’impatto, che si accorda pienamente al tipo di storia raccontata.

Amami come sono” è un libro da non perdere, affronta temi importanti in modo chiaro e fluido, è un romanzo scritto anche per far riflettere, cosa di cui abbiamo un gran bisogno. Non ce ne sono moltissime di storie così ma, per fortuna, ci sono sempre più scrittori audaci, preparati e brillanti come Giulia Faggi a scriverle secondo un gusto e uno stile originali e personali.

Fidatevi, c’è bisogno anche di originalità e personalità oggi. Eccome.


Il Libro


Titolo: Amami come sono

Autore: Giulia Faggi

Casa editrice: Pink Edizioni

Pagine: 216

Data di pubblicazione: 15 agosto 2017

Prezzo: 4,99







Trama

Mi troncò le parole in bocca: «Non dire più nulla. Ho sbagliato!» e mi prese una mano portandosela alle labbra. «Ho sbagliato io». Quel gesto di tenerezza mi aveva ridato il respiro ma non mi liberava dal dubbio. L’amore non ha regole e non ha schemi.

Una delicatissima storia d’amore ricca di sentimenti intimi e potenti. Una coppia di innamorati. Tra di loro una notevole differenza d’età. Il lettore viene trasportato in un tempo assoluto; avvolto in un’atmosfera gentile, serena, variopinta, gaia, carica di rispetto e di libertà. Un romanzo che ci fa sognare e riflettere. Perché anche in una goccia d’acqua può esserci il mare. (Tratto dal sito della casa editrice)


L’autrice

Giulia Faggi, (sociologo) tende ad affermare l’esigenza di superare ogni prevaricazione o subordinazione tra i sessi anche nella relazione intima. Ha insegnato sociologia e pubblicato saggi accademici. (Tratto dal sito della casa editrice)


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