domenica 2 dicembre 2012

Rosa Parks. Il rifiuto che cambiò la Storia

“The Woman who didn’t stand up”. “La donna che non si alzò”. Cosi è conosciuta e ricordata ancora oggi Rosa Louise McCauley Parks (1913-2005). Proprio ieri, 1° dicembre, l’anniversario di quel gesto cosi piccolo, ma talmente forte da deviare il corso della Storia negli Stati Uniti e non solo. 

Rosa Parks, sarta metodista di Montgomery, Alabama, si unì al Movimento per i Diritti Civili nel 1943, fino a divenire segretaria del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People). 

Suo marito, Raymond Parks, era un attivista impegnato da molti anni sul fronte dell’uguaglianza razziale e dei diritti dei lavoratori. I due si sposarono nel 1932 e condivisero non solo l’intera esistenza, ma anche gli ideali di libertà. 

Il primo giorno di dicembre del 1955 Rosa salì sull’autobus, come ogni giorno, per ritornare a casa. L’unico posto disponibile si trovava nella parte anteriore, riservata ai bianchi e, dunque, interdetta agli uomini ed alle donne di colore.

Rosa non ci pensò due volte ed andò a sedersi proprio lì. Poco dopo salì un passeggero bianco, che rimase in piedi. Il conducente, James Blake, ordinò a Rosa di cedere il posto e di tornarsene nella parte destinata ai neri. La donna, però, rifiutò di farsi intimidire ed essere maltrattata una volta di più e disse di no. 

Blake, allora, fermò il mezzo e chiamò la polizia. Rosa Parks venne arrestata per aver violato le norme della città e le leggi sulla segregazione razziale. Quella sera stessa un giovane e sconosciuto Martin Luther King si riunì con altri leader della lotta ai diritti civili per decidere le mosse da opporre ad un avvenimento di tale portata. 

Il giorno dopo iniziò un colossale boicottaggio dei mezzi pubblici, che durò per ben 381 giorni ed è ricordato ancora oggi. Martin Luther King, parlando del gesto compiuto da Rosa, disse: “Rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future”.

Da quel momento la donna divenne un simbolo della lotta per i diritti civili negli Stati Uniti e venne ricordata come “la madre dei diritti civili”. Il suo caso arrivò fino alla Corte Suprema, che nel 1956 dichiarò l’incostituzionalità della segregazione razziale sugli autobus in Alabama.

La sua vita, però, non divenne più semplice. Al contrario. Subì intimidazioni e perfino minacce di morte che la obbligarono a trasferirsi a Detroit per ricostruirsi una nuova vita. Nel 1987 fondò il “Rosa and Raymond Parks Institute for Self Development” in memoria del marito morto nel 1977 e delle lotte affrontate insieme. 

Nel 1999 ricevette dal Congresso la Medaglia d’Oro. Il gesto di Rosa Parks è considerato il punto di partenza del lungo percorso che portò al Civil Rights Act del 1964, che abrogò le leggi razziali di Jim Crow, emanate tra il 1876 ed il 1965. 

Queste norme sulla segregazione, infatti, sancivano la separazione di bianchi e neri in tutti i luoghi pubblici, dai mezzi di trasporto alle scuole, secondo il principio del “separati ma uguali”. Il coraggioso “no” di Rosa provocò un tumulto nelle vite degli americani (e non solo) scuotendo le coscienze e spingendole a porsi domande considerate, fino ad allora “sconvenienti”

Tra i film che vennero dedicati o che si ispirarono alla vicenda di Rosa Parks, si può ricordare “La Lunga Strada Verso Casa” (1990) con Sissy Spacek una bravissima ed intensa Whoopi Goldberg. 

Per chi volesse saperne di più sulla condizione dei neri d’America e le leggi sulla segregazione, sono indispensabili libri come “Il Buio Oltre la Siepe” di Lee Harper (1982, Feltrinelli), il recentissimo “The Help” di Kathryn Stockett (2012, Mondadori) e gli omonimi film tratti da questi due capolavori. 

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