venerdì 11 gennaio 2013

Cristina Trivulzio di Belgioioso. Ingiustamente dimenticata.

Indomita, appassionata, coraggiosa, libera, fiera, patriota, amata ed odiata, ingiustamente caduta nell’oblio della Storia. Questa è l’immagine della principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso. 

E’ la prima volta che il blog “Divine Ribelli” parla di lei, ma non sarà certo l’ultima. Cristina ebbe una vita piena, interessante e fu una donna di carattere, un personaggio attualissimo che molto potrebbe insegnare ancora oggi. 

Molti italiani, purtroppo, non la conoscono e non hanno mai nemmeno sentito il suo nome. Un vero peccato, dato il ruolo di spicco che ebbe nel Risorgimento e non solo. E’ vero, come sostengono alcuni, che la Belgioioso ebbe molto da “farsi perdonare”: una bellezza inusuale, una intelligenza altrettanto rara ed una caparbietà che non era proprio la norma per le donne del suo tempo. Questi furono i suoi punti di forza, la resero una figura di spessore, ma le provocarono molti nemici e, infine, l’oblio della memoria.

E’ giusto, dunque, parlare e far conoscere personaggi eccellenti come Cristina Trivulzio di Belgioioso. Sono state scritte biografie su di lei ma, guardando ai fatti, non se ne parla mai abbastanza. 

Chi è stata Cristina Trivulzio principessa di Belgioioso? Nata a Milano il 28 giugno 1808, questa elegante signora dal fascino riservato e dai tratti che ricordano un’eroina del Romanticismo, fu patriota, giornalista (arrivò anche a dirigere alcuni giornali), scrittrice e viaggiatrice. Discendente di una delle più note ed antiche famiglie aristocratiche di Milano, perse il padre a quattro anni.

Sua madre si risposò, ma Cristina non ebbe mai rapporti del tutto distesi con il patrigno ed i fratellastri. A sedici anni sposò Emilio Barbiano di Belgioioso, bello e libertino. Il matrimonio non durò, vista l’enorme diversità di carattere ed i ripetuti tradimenti di Emilio.

La ribellione della giovane a questa situazione fu oggetto i pettegolezzi e maldicenze di cui ella non si curò mai davvero. Dopo la separazione, inoltre, Cristina si avvicinò a coloro che lottavano contro il dominio austriaco. 

Le sue amicizie “pericolose” le costarono la sorveglianza costante del capo della polizia Torresani, ma mai l’arresto, data la fama ed il potere della sua famiglia. Tra il 1828 ed il 1829 viaggiò per l’Italia, toccando Genova, Roma, Firenze e Napoli. Fu proprio a Roma, a quanto pare, che la principessa prese contatti con i carbonari, frequentando il salotto di Ortensia De Beauharnais, madre del futuro Napoleone III, in cui si riunivano i vertici della carboneria romana. 

Nel 1830 Torresani iniziò una violenta offensiva contro la Belgioioso, sicuro di riuscire a metterla alle strette. La principessa, dunque, fu costretta a fuggire in Francia e a vedere sequestrati i propri beni dagli austriaci. I primi tempi furono duri: dovette vivere in povertà, cucendo coccarde e provvedendo da sola ai propri bisogni. Tuttavia, non si perse d’animo: meglio povera ma libera che ricca e sottomessa agli austriaci. 

Iniziò a collaborare con i giornali francesi, intraprese la carriera di scrittrice e la sua attività patriottica si fece più concreta di giorno in giorno. Tra il 1831 ed il 1835, lentamente, superò le precarie condizioni economiche, aiutata anche da sua madre e si trasferì nella famosa casa di Rue D’Anjou a Parigi, dove aprì il suo noto e frequentatissimo salotto. 

L’esordio parigino non fu facile: Cristina suscitò le invidie di altre nobildonne italiane e francesi, i suoi modi diretti le costarono più di una amicizia ed il rapporto non sempre idilliaco con alcuni patrioti, tra cui Mazzini, le causò non pochi problemi. Dal 1838 in poi la Belgioioso cominciò ad isolarsi per occuparsi della figlia, Maria, nata probabilmente dalla relazione con François Mignet. 

Nel 1848, durante le “cinque giornate di Milano” si imbarcò con alcuni napoletani per il Nord Italia, mentre l’anno dopo ebbe un ruolo centrale durante la difesa della Repubblica Romana.

Fu lei, infatti, a dirigere e ad organizzare gli ospedali, creando la figura dell’infermiera laica. Nonostante le critiche per aver permesso a donne di dubbia moralità di occuparsi dei feriti al pari delle nobildonne e delle popolane, Cristina andò avanti fiera del dell’ottimo lavoro svolto e prendendo a cuore l’impegno dell’amministrazione degli ospedali.

Tradita dagli amici francesi, rendendosi conto che la speranza di libertà era, almeno per il momento, vana, decise di partire per Malta. Da lì arrivò fino in Turchia, dove visse con la figlia grazie ad una azienda agricola che mise in piedi da sola e scrivendo articoli e romanzi. 

Tornò in Italia nel 1855. Nel 1861 poté assistere all’Unità d’Italia. Morì a Milano il 5 luglio 1871. Fragile nel fisico, vittima di ingratitudine ed invidie, forte nello spirito e negli ideali


Per saperne di più 

La recensione del romanzo “Emina” di Cristina Trivulzio di Belgioioso, che ho scritto per il blog “La Mano di Fatima”; 
Fugazza M., Rorig K. “La prima donna d'Italia. Cristina Trivulzio di Belgiojoso tra politica e giornalismo”, Franco Angeli, 2010; 
Poliaghi Nora, “Cristina Trivulzio di Belgiojoso” Ibiskos Editrice Risolo, 2011; 
Petacco Arrigo “La Principessa del Nord. La misteriosa vita della dama del Risorgimento: Cristina di Belgioioso”, Oscar Mondadori, 2009; 
Proia Gianna “Cristina di Belgiojoso. Dal salotto alla politica”, Aracne, 2010; 
Belgiojoso Cristina “Il 1848 a Milano e a Venezia. Con uno scritto sulla condizione delle donne”, Feltrinelli 2011.

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