lunedì 10 luglio 2017

Santa Rosalia. Eremita controcorrente

Perché una rubrica dedicata alle sante? 

La religione ha un ruolo relativo in questa scelta. La serie di articoli che inizia oggi, con Santa Rosalia, si propone di scoprire le vite di donne che hanno intrapreso percorsi impervi, solitari, talvolta estremi, dimostrando il coraggio delle loro idee e delle loro scelte di vita. Esistenze in cui la religione ha avuto un ruolo fondamentale, è innegabile, ma che si possono guardare da altre prospettive. In queste frasi sta l’essenza della rubrica.

Non si tratta, infatti, di una specie di “celebrazione religiosa” di queste protagoniste della Storia degli uomini e della fede. Non è questa la sede giusta e, del resto, credere o meno è una scelta libera e individuale che nessuno ha il diritto di forzare. 

Le figure di cui parleremo sono state spesso oggetto di devozione popolare prima ancora che il processo di canonizzazione ufficiale avesse inizio. In molti casi i fatti si sono mescolati alle leggende, rendendo difficili, quando non impossibili, i tentativi di analisi scientifica, rafforzando, nello stesso tempo, la fede verso queste donne così combattive. 

La loro santità è stata riconosciuta dalla Chiesa, ma ciò non significa che su di loro sia stato detto e scritto tutto. Al contrario. I testi scritti da molte di loro possono (e devono) ancora essere studiati sotto nuovi punti di vista, per conoscere ancora meglio dei personaggi femminili che, prima ancora di essere sante, sono state donne, figlie del tempo in cui vissero e della loro cultura. 

L’altra domanda che viene naturale porsi è: perché iniziare proprio con Santa Rosalia? Il motivo più ovvio è nella prossimità della festa a lei dedicata, dal 10 al 15 luglio a Palermo, ma la ragione più profonda è nel temperamento di questa giovane che, come vedremo, compì una scelta che definire inusuale per la sua epoca è puro eufemismo.



Dalla corte normanna alla solitudine delle montagne 

Purtroppo non abbiamo molte notizie certe sulla vita di Santa Rosalia. Sappiamo, però, che nacque nel XII secolo a Palermo. Secondo le fonti la sua vita si sarebbe svolta in un arco temporale che va dal 1130 al 1170 circa. Rosalia era figlia del conte Sinibaldo de’ Sinibaldi, padrone dei territori della Quisquina e delle Rose (precisazione fondamentale perché, come vedremo, tali luoghi saranno il fulcro dell’esistenza della santa), che oggi si trovano nella provincia di Agrigento e di Maria Guiscarda, imparentata con re Ruggero II

Non tutti gli studiosi sono d’accordo su questa ricostruzione ma, di fatto, è la più accreditata. La giovane visse nella corte normanna, in una Palermo in cui la dominazione islamica era, ormai solo un ricordo, benché tangibile tanto nell’arte quanto nella stessa società. 

La Sicilia era tornata al Cristianesimo e la presenza di numerose chiese ne era la testimonianza diretta. Inoltre la ricerca di una nuova spiritualità, proiettata verso la solitudine, l’eremitaggio, la ricerca interiore, faceva da contraltare alla magnificenza del palazzo reale, fatto ristrutturare dal re sulla precedente costruzione araba del “qasar” (castello) e agli intrighi orditi tra le sue mura. 

Rosalia visse in un tempo di grande fermento culturale e religioso. Respirò l’aria satura di complotti della corte, tra i privilegi e i lussi che il suo rango le permetteva. Era cosciente dell’ipocrisia che regnava nel suo mondo dorato ed è probabile che il suo carattere moderato e riflessivo l’abbia spinta a meditare tanto sul futuro che l’attendeva, quanto sull’esistenza che conduceva a Palermo.

Non sappiamo se vi fu un episodio scatenante, o se si trattò di una decisione ponderata, cresciuta giorno dopo giorno in un cuore stanco delle apparenze (sebbene la seconda ipotesi sia la più probabile), ma Rosalia si ribellò alle convenzioni, al destino che l’avrebbe voluta madre e moglie e scelse di abbandonare la corte per rifugiarsi nella solitudine delle montagne, dove avrebbe potuto realizzare il desiderio di donare se stessa a Gesù, senza distrazioni. 

Possiamo immaginare lo sbigottimento della famiglia de’ Sinibaldi, la quale tentò in ogni modo di far cambiare idea alla giovanissima Rosalia (sembra, infatti, che al momento di partire avesse non più di quindici anni). 

Ogni tentativo fu vano. Rosalia rinunciò alle ricchezze, ai pretendenti, a una vita tranquilla e si recò sulla montagna della Quisquina, successivamente su quella delle Rose (proprietà della famiglia) e, infine, sul Monte Pellegrino, dove morì e furono ritrovati i suoi resti nel 1624

A questo punto, però, dobbiamo fare altre precisazioni: non vi è la certezza storica che Santa Rosalia abbia vissuto solo in questi luoghi e non siamo nemmeno sicuri che l’ordine cronologico sia esatto. Non è escluso che la fanciulla abbia dimorato su altri monti, oppure che da Monte Pellegrino sia tornata, per periodi più o meno lunghi, alla Quisquina o al monte delle Rose. 

Il fatto che abbia deciso di stabilirsi in territori appartenenti alla famiglia potrebbe indurci a pensare che lì si sentisse ancora “protetta”, in qualche modo, dalla famiglia, con cui non voleva rompere del tutto i rapporti.

 Molti studiosi si sono chiesti se Rosalia avesse preso i voti e a quale ordine religioso appartenesse. Purtroppo non è possibile dare una risposta certa. Sembra, però, che la santa abbia preferito vivere la fede nella più completa solitudine, senza l’appoggio di congregazioni.  

Questa scelta fa di Rosalia una donna indipendente, non “inquadrata”, una figura femminile che sfugge a qualunque etichetta e convenzione, impossibile da “rinchiudere” tra le spesse pareti di una società che ha già scritto il destino degli uomini che la abitano.


La peste a Palermo e la scoperta delle reliquie

La scoperta delle reliquie di Santa Rosalia sfuma, in parte, nella leggenda. Dopo la morte della santa si effettuarono diversi scavi, invano. Il 15 luglio 1624, proprio durante una terribile epidemia di peste a Palermo, i monaci francescani che abitavano sul Monte Pellegrino trovarono, proprio in una delle grotte della montagna, delle ossa.

Il cardinale Giannettino Doria ordinò che le ossa venissero esaminate più volte da esperti, a raccogliere e ordinare i fatti e le deposizioni riguardanti il ritrovamento delle reliquie e a istituire la commissione teologica che si occupò del processo di canonizzazione di Rosalia. 

Le ossa, secondo gli esami medici, presentavano incrostazioni calcaree e alcune di esse appartenevano a una donna. Da questo momento in poi la Storia si mescola alla leggenda, i fatti alla devozione popolare; furono, si narra, delle visioni avute da una donna, Geronima La Guttuta a indicare il punto esatto in cui scavare, mentre un’altra apparizione a Vincenzo Bonelli, che aveva perso la moglie durante l’epidemia e meditava il suicidio, stabilì in quale punto della montagna visse la santa. 

L’uomo raccontò di aver visto Rosalia la quale, dopo avergli indicato la grotta e rivelato che le ossa rinvenute appartenevano a lei, gli preannunciò che entro pochi giorni sarebbe morto di peste. Così accadde.

La peste arrivò a Palermo attraverso una nave proveniente da Tunisi. Era il 7 maggio 1624. Nonostante le misure precauzionali e quelle adottate per cercare di debellare il morbo, la vita nella città cambiò radicalmente e il terrore penetrò perfino nei più piccoli vicoli della città.

Così si pensò di organizzare una processione per chiedere l’intercessione delle sante che proteggevano la città: Cristina, Oliva, Agata e Ninfa. Durante il corteo, secondo le testimonianze giunte fino a noi, venne invocata anche Rosalia e giunse, contemporaneamente, la notizia del ritrovamento delle ossa sul Monte Pellegrino. 

Secondo la leggenda da quel giorno la peste, che si era già presa circa trentamila anime, cominciò ad abbandonare Palermo e si registrò un lento calo dei decessi. 

Il 27 luglio Santa Rosalia venne proclamata patrona di Palermo e dal 15 luglio del 1625 si svolse la festa in suo onore, celebrata ancora oggi. Il 22 febbraio 1625 si stabilì ufficialmente che le ossa trovate sul Monte Pellegrino appartenevano a Santa Rosalia. 

Attualmente sono conservate in un’urna d’argento all’interno della cattedrale di Palermo, insieme alle reliquie di Santa Cristina e Santa Ninfa. 


La festa 

Palermo dedica a Santa Rosalia ben due feste; la prima, conosciuta con il nome di “festino” si svolge il 15 luglio (per la precisione i festeggiamenti iniziano già dal 10 e culminano nel giorno in cui si celebra il ritrovamento delle ossa) e prevede la processione delle reliquie, la sfilata dei carri allegorici dalla cattedrale lungo il centro storico della città, il Cassaro, fino a Porta Felice (la sera del 14 luglio), spettacoli che ricordano la vita e i miracoli della santa e giochi pirotecnici. 

In questa occasione i palermitani uniscono il sacro al profano, ovvero la fede al divertimento, la solennità religiosa ai colori della sfilata, la meditazione alla spensieratezza. Durante questo periodo è tradizione mangiare i “babbaluci”, delle lumache piccole e bianche bollite, il cocomero e la pasta con le sarde. 

Quest’anno, poi, il 393° festino avrà per tema la “leggerezza”, intesa come possibilità di
cambiare, di migliorare, ricominciando ogni giorno, traendo insegnamento dagli errori. Il budget stanziato è di 236mila euro e, tra le varie iniziative culturali, vi sarà anche il flashmob, "La peste entra a Palermo" per rievocare l’arrivo della pestilenza nella città (Porta Felice alle 19:00).

Chi vuole partecipare deve iscriversi alla pagina fb del festino e seguire le istruzioni di questa rappresentazione storica. 

Per conoscere tutto il programma della celebrazione è stata creata anche una app che potete scaricare da Google Play o App Store. 

La seconda festa, il 4 settembre, giorno della morte di Santa Rosalia, ha carattere esclusivamente liturgico e si svolge sul Monte Pellegrino. I fedeli salgono fino alla grotta, in pellegrinaggio e non è raro che alcuni decidano di dormire proprio in questo luogo che conserva le memorie della giovane eremita. 

Queste due date sono fondamentali nella memoria storica e religiosa dei palermitani e, a dire il vero, di tutti i siciliani. 

La fede in Santa Rosalia non è mai stata messa in dubbio, né ha perso, con i secoli, il suo fervore. Questa ragazza, che scelse la solitudine delle montagne, compiendo un gesto estremo, radicale, invita tutti, al di là del credo religioso, a guardarsi dentro, a cercare le risposte nel silenzio che, oggi, nella nostra rumorosissima epoca, vale più dell’oro.

Non serve salire su un monte per trovare se stessi; basta afferrare alcuni minuti di quiete, riappropriarsi del tempo per riflettere, meditare, in modo da evitare che le ore, i giorni, gli anni scivolino via senza lasciare traccia nell’esistenza. 

Forse, anche per questo, i palermitani (e non solo) amano tanto Santa Rosalia; il suo esempio ricorda a ognuno di noi che possiamo fermarci un momento, riprendere le “redini” della nostra vita, decidere con calma cosa fare. 

Un insegnamento, questo, che tutti, qualunque sia la loro fede, possono attuare giorno dopo giorno. Le feste del 15 luglio e del 4 settembre sono le occasioni per pensare e, nello stesso tempo, divertirsi, in una Palermo magica, in cui religione e folclore si fondono, ravvivando il fascino senza tempo di tutta la Sicilia. 


Bibliografia e sitografia

Noto Vincenzo, “Santa Rosalia”, ed. Paoline, 2008; 

Cabibbo Sara, “Santa Rosalia tra terra e cielo”, Sellerio, 2004; 

Collura Paolo, “Santa Rosalia nella storia e nell’arte”, Santuario di Monte Pellegrino, Palermo, 1977; 

http://www.festinodisantarosaliapalermo.it/393/#top


Immagini

"Santa Rosalia incoronata dagli angeli", Van Dyck, Palazzo Abatellis, Palermo, 1625 (Fonte: Wikipedia);

"Santa Rosalia in gloria intercede per la fine della peste a Palermo", Van Dyck, 1624, Metropolitan Museum of Art, New York (Fonte: Wikipedia);

"Santa Rosalia in Gloria" di Pietro Novelli (1603-1647), Real Academia de Bellas Artes de San Fernando (Fonte Wikipedia);

Statua di Santa Rosalia che sconfigge la peste, Vincenzo Vitagliano, 1745, Piano della Cattedrale di Palermo. Fonte: Effems - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=36802197

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