8 marzo: un giorno di riflessione che, per me, passa attraverso questo racconto sui diritti negati alle donne.
Il giorno del mio matrimonio
Le donne si affrettano intorno a me. Manca cosi poco, ormai. E’ il mio giorno, il più bello di tutta la vita, o almeno cosi mi hanno detto. Eppure, nonostante la musica assordante ed i balli che proseguono da ieri sera, non ho voglia di correre, né di danzare né di giocare.
Aspetto da anni questo momento, in bilico tra il timore e la curiosità.
Le donne della mia famiglia mi hanno raccontato per anni di una grande festa in mio onore, di un vestito da principessa e dolci tutti per me.
“Il giorno del tuo matrimonio è già scritto” mi hanno ripetuto fino alla noia.
“Sei promessa, il tuo sposo già ti attende” hanno sussurrato accarezzandomi.
Non ho mai pensato a lui e, per dirla tutta, non saprei nemmeno a chi pensare, poiché non ho mai visto il suo volto.
Fino a due mesi fa la sua vaga presenza mi camminava accanto, leggera ed impalpabile, quasi senza che me ne accorgessi.
Poi, un giorno, mio padre è venuto a ricordarmi la promessa: “Hai l’età giusta”, mi ha detto, “l’attesa del tuo sposo è finita”.
Da allora la mia adolescenza è volata via insieme ai giorni che mi separavano dall’inizio della mia nuova vita.
Quando i tamburi hanno iniziato a suonare, nel silenzio della notte, solo in quell’istante ho compreso davvero che il passato non sarebbe tornato e che per me non ci sarebbe stata possibilità di scelta.
Le donne sono entrate nella mia camera stamattina presto, radiose nelle loro vesti dai colori sgargianti, portando il mio abito nuziale ed il necessario per truccarmi ed acconciarmi i capelli.
Le loro cavigliere tintinnanti sono l’unico suono familiare in questo caos di voci, rumori e musica.
Mi guardo le mani tinte dall’henné, seguendo con lo sguardo le linee sinuose che ne compongono gli arabeschi. La mia vita non è poi tanto diversa da questi disegni astratti, inconsapevolmente intrecciati per sempre, senza averlo scelto, senza avere il potere di cambiare le cose.
Una delle donne mi copre il capo con un velo di seta. Il cuore batte più forte nel mio petto.
Le parenti fuori dalla casa trillano per richiamare la mia attenzione, gli uomini battono più velocemente sui tamburi. Il destino mi chiama.
Mani si legano alle mie, spingendomi delicatamente fuori.
L’ultimo sole dell’adolescenza mi abbaglia.
La sua attesa è finita, il mio tempo spensierato è scaduto.
Francesca Rossi
Grazie Francesca per questo delicato e forte scorcio nella vita di tante troppe giovani in giro per il mondo. Claudia.
RispondiEliminaGrazie a te:-) sono contenta che ti sia piaciuto. Prossimamente ce ne saranno altri :-) purtroppo il problema delle spose bambine e' una vera e propria piaga che non si riesce a far guarire. Speriamo nel futuro, nella cultura ed in un crescente e consapevole rispetto per le donne.
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