La scorsa settimana la quarta tappa dello “Speciale Halloween” si è conclusa con una domanda: esistono ancora le streghe? La risposta è sì, anche se è necessario definire il termine in base alla nostra epoca, all’evoluzione del pensiero e, dunque, della razionalità.
Non stiamo certo parlando di donne che volano sulle scope lanciando malefici; anzi, per dirla tutta, la parola strega, oggi, può avere diverse accezioni e positive per giunta.
Un tempo le malefiche erano, in molti casi, donne che vivevano ai confini della società, sole, talvolta perfino eccentriche.
Queste caratteristiche si sono trasformate, seguendo il cammino della storia verso il progresso, la modernizzazione della società e, dunque, l’emancipazione femminile.
Una strega moderna, nel nostro secolo, è una donna che sceglie come vivere, ama imparare ogni giorno le lezioni della vita, non si lascia scalfire dal giudizio degli altri, è anticonformista, controcorrente, non accetta il “sentito dire” o i pensieri e le emozioni preconfezionate, né le cose fatte perché “le fanno tutti e in un modo ben preciso, immutabile”, non si arrende e guarda avanti senza dimenticare chi è.
Il fatto che si parli di “strega” seppur moderna, può far pensare a una sfumatura negativa, a un tipo di libertà immeritata e pagata con le parole. In alcuni casi è così ma, in altri, il termine si riallaccia semplicemente alla natura “fuori dagli schemi” di tale figura, (anche in questo caso è fondamentale il contesto e il tono con cui vengono pronunciate le parole).
Le streghe moderne, però, sono anche persone che hanno scelto di seguire un particolare sentiero spirituale che si ricollega al neopaganesimo e alla stregoneria moderna, appunto (anche in quest’ultimo caso non vi è alcuna ombra di negatività).
A loro dedichiamo questa ultima tappa dello “Speciale Halloween”.
Triora, Salem, la storia delle donne finite nella rete dell’inquisizione, l’evoluzione della figura della strega ci hanno portato fin qui, per dedicare un articolo alla nuova corrente spirituale e religiosa, originatasi nel mondo anglosassone, denominata Wicca.
Chiariamo subito che quest’ultima è solo una delle diramazioni del neopaganesimo, forse la più famosa, ma di certo non l’unica.
La Wicca nacque, ufficialmente, nel 1954, quando l’esoterista Gerald Gardner (1884-1964) scrisse “Witchcraft Today” rendendone pubblica l’esistenza.
Gardner è, ancora oggi, un personaggio piuttosto controverso però, di fatto, fu tra i “teorici”
della Wicca, ovvero riuscì a sistematizzarne le regole e il culto. Non “inventò” questa via spirituale e religiosa la quale, invece, esisteva già, probabilmente nata sui “resti” del folklore e delle pratiche magiche più antiche.
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I seguaci della Wicca credono in una dea e in un dio con ruoli e funzioni complementari; entrambi sono i “pilastri” che sorreggono l’universo, rendendo possibile il cambiamento che è vita.
Pensiamo, per esempio, all’avvicendarsi delle stagioni. Per i wiccan è fondamentale il ruolo della Terra vista come Grande Madre, da cui tutto nasce e a cui tutto ritorna.
Parliamo, quindi, di una religione legata a filo doppio con la natura e i suoi ritmi e a elementi del paganesimo più antico.
Ciò non significa che la Wicca abbia “scoperto” il ruolo della Dea Madre nei culti più antichi: esistevano già, all’epoca in cui Gardner teorizzava la nuova religione, studi di eminenti personalità in tal senso. Come non ricordare, per esempio, il grande lavoro svolto da Margaret Murray (1863-1963)?
Il termine “wicca” deriva dall’inglese antico e significa “stregone” (infatti wicca è la forma maschile, mentre “wicce” quella femminile). A quanto pare è proprio da questi due termini che ebbe origine la parola dell’inglese moderno “witch”, ovvero strega.
All’inizio i seguaci della Wicca erano chiamati semplicemente “wizard” (stregone) e, appunto, “witch”, mentre questo nuovo sentiero spirituale era denominato “Witchcraft” (stregoneria).
Solo in un secondo momento, per reclamare la diversità e l’unicità di questo, evitando, tra l’altro, eventuali fraintendimenti, si decise di chiamarlo Wicca e, per estensione, di indicare i suoi adepti con il nome di “wiccan”.
Non dobbiamo immaginare la Wicca come una sorta di monolite immutabile; al contrario essa si ramifica in molteplici “tradizioni”, le quali richiedono un’iniziazione e perfino nella corrente “eclettica”, con cui si definiscono quanti non appartengono a nessuna di queste ramificazioni, preferendo seguire il culto in solitudine.
Purtroppo alcuni seguaci si sono spinti troppo oltre, avvicinandosi addirittura al satanismo, ma occorre ribadire che quest’ultimo e la Wicca non hanno alcun legame anzi, sono due estremi opposti.
Le azioni individuali non possono in alcun modo essere ricondotte a gruppi interi.
Le norme del culto sono esposte nel “Rede”, ovvero la “regola” della Wicca e propugnano l’amore per tutto ciò che ci circonda, poiché l’unico modo per venerare la Dea Madre è quello di rispettare e amare la natura in ogni sua più piccola manifestazione.
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I valori di questa nuova religione sono l’amore, l’umiltà, l’attenzione per sé e per gli altri. Anche la libertà rappresenta uno dei pilastri della Wicca, ma non è mai assoluta, nel senso che non può divenire un espediente per fare qualunque cosa passi per la testa; si tratta, invece, di una forma di rispetto per sé e per il prossimo che non ammette deroghe e nella quale la responsabilità del mondo e la libertà stessa si fondono.
La Wicca non ha, per il momento, una gerarchia ecclesiastica centrale; possiamo dire, basandoci sulle ricerche degli studiosi, che questa sia, attualmente, in formazione e che dovrà tenere conto dell’individualità delle diverse congregazioni.
Anche sul piano del riconoscimento ufficiale di questa religione, sia negli Stati Uniti che in altri Paesi (non dimentichiamo, infatti, che la Wicca ha un notevole seguito anche in Europa e non solo) la strada è tutta in salita.
Nel 1969, però, venne fondata la “Witches International Craft Association” a New York, mentre nel 1974 si tenne, a Minneapolis “l’American Witches Council”, durante il quale vennero messi nero su bianco i tredici principi della Wicca. Primi esempi di un tentativo di organizzazione su ampia scala che è in corso ancora oggi e potrebbe aiutare il suddetto riconoscimento formale.
Ancora oggi, sfortunatamente, alcuni wiccan subiscono un atteggiamento discriminatorio nei loro confronti, sintomo che questa religione non è stata ancora compresa fino in fondo, anzi, molte volte sia i riti che gli stessi principi vengono completamente equivocati, soprattutto a causa dei forti pregiudizi originati da una mancanza di conoscenza.
Esistono moltissime pubblicazioni sulla Wicca, sia in italiano che in inglese; i volumi che trovate nella bibliografia sono solo una piccolissima selezione.
Stando alle ricerche più recenti i wiccan sono, negli Stati Uniti, più di trecentomila, mentre in Italia sarebbero circa tremila.
Dobbiamo, però, puntualizzare che queste stime riguardano quanti hanno ammesso la loro adesione alla Wicca e che i numeri sono in crescita.
Il sentiero spirituale e religioso da intraprendere (o non intraprendere) fa parte di una scelta individuale ed esistenziale che compete esclusivamente alla volontà personale e come tale va rispettata.
L’intento di questo post è quello di informare su un fenomeno che non può essere trascurato, poiché parte integrante della realtà che cambia ogni giorno, ogni minuto.
Tutti, al di là del nostro credo e delle nostre opinioni, siamo alla ricerca dell’equilibrio con il mondo e con noi stessi, del “segreto” della felicità, ammesso che esista e che sia definibile in questi termini.
Forse potremmo cominciare ricordando ogni giorno il valore della libertà e di tutto ciò che circonda, a partire da coloro che ci sono accanto, al di là del nostro pensiero religioso (o dell’assenza di esso).
Partendo da noi.
Buon Halloween!
Bibliografia
Scott Cunningham, “Wicca”, Armenia, 2015;
Vivianne Crowley, “I poteri della Wicca. La più antica religione del mondo nella società contemporanea”, Armenia, 2013;
Christian Bouchet, “Wicca. Storia, teoria, pratica”, L’Età dell’Acquario, 2013;
Gerald Gardner, “La stregoneria oggi”, Venexia, 2007;
Murray Margaret, “Il dio delle streghe”, Astrolabio Ubaldini, 1972;
Curott Phyllis, “L’arte della magia”;
Berti Giordano, “Storia della stregoneria. Origini, credenze, persecuzioni e rinascita nel mondo contemporaneo", Mondadori, 2010.
Ciao! Complimenti per il blog, molto carino! Ti seguo :-)
RispondiEliminaSe ti va di dare un'occhiata anche al mio sito, mi fa piacere!
lanostrapassionenonmuore.blogspot.it
A presto :-)
Ci sono diversi "sottopensieri" all'interno del Paganesimo, uno di questi è il culto di Gaia o di Madre Natura, con la pratica del rispetto verso la Terra e la pratica della Magia Verde, alla fine se pensiamo le Streghe di ieri erano farmaciste che cercavano di curare ogni male. Allontanandoci da questo Antro Naturale abbiamo perso l'istinto di sentire la Magia e di essere liberi :)
RispondiEliminaW le donne :)
Sky